Sinodo/3

Posted by : | On : 08-11-2014 | Comments (0)
Un passo indietro. Il 13 ottobre il card. Erdo, relatore generale del Sinodo, tiene la “relatio post disceptationem” davanti alla stampa di tutto il mondo. In questa Relazione ai nn. 50, 51 e 52 si parla delle persone omosessuali: ”Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di  accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Spesso esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro. Le nostre comunità sono in grado di esserlo accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio. La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica, integrando la dimensione sessuale: si presenta quindi come un’importante sfida educativa. La Chiesa peraltro afferma che le unioni tra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna. Non è nemmeno accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender. Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre...

Sinodo/2

Posted by : | On : 01-11-2014 | Comments (0)
Torno sull’argomento dopo aver letto diversi interventi su organi di stampa “laici” e “cattolici”. Come accennavo la scorsa settimana, mi sembra che in gioco ci sia l’indissolubilità del matrimonio. Mi rifaccio ad alcune cose scritte negli anni da papi e vescovi. Il “Direttorio di pastorale familiare”, della CEI, dice ai numeri 213 e 214: “Sono situazioni (quelle dei divorziati risposati) che pongono un problema grave e indilazionabile alla pastorale della Chiesa, la quale deve professare la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità come condizione e misura di un autentico amore materno anche verso i divorziati risposati. Si riconosca e si riaffermi innanzitutto che “la loro condizione di vita è in contrasto con il Vangelo, che proclama il matrimonio unico e indissolubile: la loro nuova unione non può rompere il vincolo coniugale precedente e si pone in aperta contraddizione con il comandamento di Cristo.” Raccomandando poi un attento discernimento delle diverse situazioni e una vicinanza che neghi sempre l’esclusione o il giudizio temerario, iniziando un dialogo “che potrebbe illuminarli circa la posizione della Chiesa verso di loro, senza ingannarli sulla verità della loro situazione, ma insieme testimoniando una sincera carità fraterna”. Dunque l’indissolubilità del matrimonio è voluta proprio da Gesù ed essa non può essere affermata in teoria e negata nella pratica. Agli assertori di una nuova “disciplina” (che a mio parere...

Sinodo/1

Posted by : | On : 25-10-2014 | Comments (0)
Penso che anche un povero badilante come il sottoscritto abbia il diritto di dire le proprie impressioni riguardo all’evento “epocale” del Sinodo sulla famiglia. Gli organi di stampa si sono tutti schierati sulla linea interpretativa della novità rispetto ai temi dei divorziati risposati, delle convivenze, delle coppie omosessuali. Nella “relatio Synodi” (il documento finale di questa prima parte, affidato ora alla discussione delle Chiese locali) si dicono cose molto belle, come, per esempio, al n. 46: “Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore, facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in maniera particolare per queste per queste situazioni le parole di papa Francesco: La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa arte dell’accompagnamento, perché tutti imparino a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro. Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo  sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana”. La prossimità può anche essere mancata in tante persone, più abituate ad ergersi come giudici inflessibili che a chinarsi sulle ferite, e quindi mi sembrano molto belli anche i contenuti del n. 51: “Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando...

Toh, chi si rivede

Posted by : | On : 18-10-2014 | Comments (0)
E’ iniziato l’anno scolastico e, puntuale come la morte, ecco il calendario fittissimo delle manifestazioni studentesche, volgarmente denominate dai protagonisti “scioperi”. Una volta chiarito che lo sciopero è dei lavoratori, i quali ci rimettono una giornata di stipendio, e non degli studenti, i quali ci “rimettono” una giornata di scuola, immagino tra pianti e lacrime per aver dovuto rinunciare per qualche ora al bene inestimabile della cultura, mi vengono alcune domande riguardo a queste mobilitazioni di massa, che qualche decennio fa hanno contribuito a cambiare (in meglio?) il volto dell’Italia e del mondo occidentale e che hanno saputo testimoniare a prezzo della vita di tanti (in Cina) l’anelito alla libertà. Prima domanda: non sarebbe più credibile una manifestazione studentesca organizzata di Domenica o durante le vacanze estive? Lì si potrebbe finalmente parlare di un sacrificio fatto in nome di un ideale. A dire il vero diversi anni fa ci hanno provato gli alunni del Caio Plinio ad organizzare una manifestazione di sabato pomeriggio. Risultato: 8 partecipanti! Probabilmente gli unici davvero motivati. Aver insegnato per dieci anni in diverse scuole superiori mi ha permesso di incontrare centinaia di studenti e penso di poter dire, senza tema di smentita, che per la stragrande maggioranza partecipare ad una manifestazione vuol dire fare baldoria una mattina, comunque perdere qualche ora di scuola. La credibilità di una persona, di un gruppo, di...

Dissidenti

Posted by : | On : 11-10-2014 | Comments (0)
Corradino Mineo, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti: chi sono costoro? Sono tre parlamentari del Partito Democratico che hanno scelto di non adeguarsi alle direttive del partito ed hanno votato “no” alla fiducia posta dal Governo sul decreto sul lavoro. Per chi, come me, guarda ormai con disillusione e un po’ di schifo al mondo della politica (volutamente con la minuscola) è una piacevole sorpresa. In un’epoca in cui i parlamentari sono scelti non dal Popolo, ormai sempre meno sovrano e sempre più suddito tartassato e spremuto, ma dal segretario del partito, un atteggiamento così poco collaborativo fa rischiare il posto di “lavoro”. Molto meglio sarebbe stato fare una bella battaglia di principio, nella quale gridare a gran voce la difesa dei diritti di qualche categoria oppressa e poi adeguarsi, obtorto collo ovviamente, al voto stabilito dall’alto, in nome di una fantomatica fedeltà agli elettori (!?) che avendo scelto quel partito hanno scelto una linea politica bla bla bla… Mineo, Casson, Ricchiuti: bravi! Chissà quale sarà il vostro destino. Se i dirigenti del vostro partito fossero come voi dovrebbero espellervi seduta stante. Perché va benissimo discutere e confrontarsi, ma se poi la discussione e il confronto non restano sterili e portano davvero a qualcosa di troppo concreto come un voto contrario, come si fa ad andare avanti? Ma ho qualche dubbio sul fatto che venga adottata una soluzione del genere: creerebbe dei martiri. Molto meglio sarebbe la...

Preti

Posted by : | On : 04-10-2014 | Comments (0)
Leggo la sintesi dei temi trattati nell’ultima riunione del consiglio presbiterale (cioè di quel gruppo di preti che aiuta il vescovo ad analizzare tutti gli aspetti della vita dei preti all’interno della Diocesi, così da poter prendere poi i provvedimenti necessari per un miglior andamento della Diocesi stessa) e mi viene da sorridere: sono le stesse cose che si dicevano 20 anni fa, quando ne facevo parte. Cambiano i vescovi, cambia l’organigramma della curia, cambiano i componenti del consiglio presbiterale, restano ben saldi al loro posto i problemi. Semmai ulteriormente peggiorati. E allora ecco le discussioni sterili e infinite sugli stessi temi: il rapporto vescovo-preti, i rapporti dei preti tra di loro, la solitudine del prete, con l’eterna panacea della vita comune come rimedio a tutti i mali, il rapporto con i laici, troppo spesso visti come meri esecutori degli ordini del prete e qualche volta come temerari rompiscatole, la formazione dei preti… L’elenco in realtà non è molto lungo. Il ripetere sempre le stesse cose è indice di impotenza o di mancanza di reale volontà nel porre rimedio ad una situazione. Forse sarebbe davvero meglio, anziché fare riunioni sempre uguali a sé stesse, cercare un rapporto personale autentico con i preti, così come questi dovrebbero cercarlo con il vescovo, con gli altri preti e con i laici. Forse sta qui l’unico problema: considerarsi persone, senza proclami vuoti del tipo “tornino i volti”! Ogni tanto farebbe...