Preti

Di : | Il : 04-10-2014

Leggo la sintesi dei temi trattati nell’ultima riunione del consiglio presbiterale (cioè di quel gruppo di preti che aiuta il vescovo ad analizzare tutti gli aspetti della vita dei preti all’interno della Diocesi, così da poter prendere poi i provvedimenti necessari per un miglior andamento della Diocesi stessa) e mi viene da sorridere: sono le stesse cose che si dicevano 20 anni fa, quando ne facevo parte. Cambiano i vescovi, cambia l’organigramma della curia, cambiano i componenti del consiglio presbiterale, restano ben saldi al loro posto i problemi. Semmai ulteriormente peggiorati. E allora ecco le discussioni sterili e infinite sugli stessi temi: il rapporto vescovo-preti, i rapporti dei preti tra di loro, la solitudine del prete, con l’eterna panacea della vita comune come rimedio a tutti i mali, il rapporto con i laici, troppo spesso visti come meri esecutori degli ordini del prete e qualche volta come temerari rompiscatole, la formazione dei preti… L’elenco in realtà non è molto lungo. Il ripetere sempre le stesse cose è indice di impotenza o di mancanza di reale volontà nel porre rimedio ad una situazione. Forse sarebbe davvero meglio, anziché fare riunioni sempre uguali a sé stesse, cercare un rapporto personale autentico con i preti, così come questi dovrebbero cercarlo con il vescovo, con gli altri preti e con i laici. Forse sta qui l’unico problema: considerarsi persone, senza proclami vuoti del tipo “tornino i volti”! Ogni tanto farebbe piacere ricevere un saluto, magari anche solo telefonico, o un gesto di attenzione che faccia almeno intuire di non essere un numero, una “pedina” da muovere sulla scacchiera della Diocesi semplicemente perché altri hanno detto di no. Forse sarebbe il caso di pensare che chi è chiamato alle più alte responsabilità, affiancando il vescovo nel suo gravoso compito, dovrebbe stare un po’ meno in ufficio e un po’ di più in giro, ad incontrare quei “volti” che altrimenti si vedono solo in fotografia sull’annuario della Diocesi. Qualche volta i preti hanno bisogno di essere stanati! Alla fine, comunque, resta la cosa più importante, il salvagente che permette di restare a galla in mezzo alle difficoltà della vita e nonostante l’indifferenza di chi, per dovere, sarebbe invece obbligato ad interessarsi a te: la relazione profonda e intima con Gesù. Forse è lì che si difetta maggiormente. Forse è lì che diventiamo sterili, che la nostra preghiera diventa solo formale e non trasforma più la vita. Forse è per questo che facciamo tante riunioni parlando per decenni solo delle stesse cose che nel frattempo peggiorano. “Senza di me non potete far nulla”. 

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