Amore percepito/2

Posted by : | On : 08-02-2014 | Comments (0)
Sulla base di quanto scritto la scorsa settimana qualcuno potrebbe obiettare: “se io fingo di voler bene, se ho atteggiamenti esterni che non corrispondono ai miei sentimenti allora sono un falso, un ipocrita, un imbroglione, un fariseo”. Uh, che parole grosse! Ecco una tentazione perfida e subdola, che ci allontana da quanto il Signore ci chiede: la tentazione della “verità”. E non parlo della Verità con la maiuscola (in nome della quale, comunque, gli uomini si sono macchiati delle peggiori nefandezze), ma di quella verità con la minuscola, che potremmo definire come la piena corrispondenza tra quello che è il nostro essere interiore e il nostro agire. Per molti “essere veri” significa semplicemente fare sempre e solo quello che viene d’istinto, incuranti dell’impatto che questo può avere sugli altri. “Devo essere accettato per quello che sono” è un’espressione di comodo inaccettabile per un cristiano. Può essere un valido inizio per una psicoterapia, ma se ci si ferma lì siamo al culto di sé, al narcisismo più sfrenato, quello che condanna irrimediabilmente alla solitudine più nera. Il narcisista non è capace di controllare sé stesso, di valutare se e quando è il caso di dire o di fare una cosa, vive della propria voglia momentanea e fa un sacco di danni agli altri. Fa soffrire senza nemmeno rendersene più conto, l’unica cosa importante è soddisfare il proprio bisogno di essere al centro dell’universo (che poi può essere ridotto anche...

Amore percepito/1

Posted by : | On : 01-02-2014 | Comments (0)
Da qualche anno si sente parlare, d’estate, di “caldo percepito”. Da quel che ho capito si tratta della temperatura esterna avvertita da noi (dall’organismo? Dalla psiche? Da entrambi?), più alta di quella reale. Siccome la stessa categoria è stata applicata qualche settimana fa, in occasione delle bufere gelide che hanno sconvolto gli Stati Uniti, anche al freddo, ho provato a mettere la parola “percepito” accanto ad altre, per vedere l’effetto che fa. Ho iniziato con “amore percepito”. Sono partito da un dato che potrebbe apparire contraddittorio: nel Vangelo Gesù  ci dà il “comandamento” dell’amore. Si può amare per comando? L’amore non è forse un sentimento? e quindi o c’è nel cuore o non esiste! Come posso obbligarmi ad avere un sentimento? Se non provo amore per questa persona (anzi, magari provo proprio avversione) che cosa devo fare? E qui entra in gioco il concetto di “amore percepito”. Penso a quanti hanno come elemento  fondamentale della propria professione quello di accogliere, di far sentire gli altri rispettati, coccolati, importanti: negozianti, impiegati a contatto con il “pubblico”, camerieri. E poi, ancora, tutti coloro che operano nelle strutture sanitarie: quanto fa bene al paziente il sorriso di un medico, il gesto di attenzione delicata di un infermiere, la consapevolezza di non essere trattati come numeri. E che dire di quanti operano nel settore educativo? Gli insegnanti, i preti, i genitori stessi… Capita,...

Giornata per la Vita 2014

Posted by : | On : 01-02-2014 | Comments (0)
Generare futuro Domenica 2 febbraio si celebra la Giornata per la Vita: un appuntamento che, a partire dal 1979, ricorre ogni prima domenica di febbraio. Il titolo di questa edizione è “Generare futuro”. Il tema, in particolare, si riferisce ai figli ed è una sorta di appello a quella “cultura dell’incontro” che “è indispensabile per coltivare il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine, e superare così la cultura dello scarto”. Come ha ricordato papa Francesco, “I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”. E proprio con queste parole si apre il Messaggio del Consiglio Permanente della CEI per la 36ª Giornata Nazionale per la Vita. Il testo integrale del messaggio è disponibile cliccando sul link Messaggio Giornata Vita 2014

Pazienza

Posted by : | On : 25-01-2014 | Comments (0)
Qualche anno fa è uscito un libro di don Bruno Maggioni dal titolo “La pazienza del contadino”, titolo che sintetizzava un aspetto presente in diverse parabole narrate da Gesù. Essere pazienti, aspettare con fiducia i frutti. Un po’ come il  padrone di quel fico che non ne voleva sapere di produrre fichi. Il fattore vorrebbe tagliarlo, ma il padrone lo invita a pazientare, a mettergli ancora un po’ di concime, a lasciarlo lì ancora un po’ di tempo… E’ lo stile di Dio con noi: da quanto tempo è paziente nei nostri riguardi e ci offre un’occasione dopo l’altra per cambiare? Dovrebbe essere anche il nostro stile nei confronti di noi stessi e degli altri. Anche solo per interesse. Spesso, infatti, l’impazienza provoca delusioni cocenti. Il voler vedere subito i frutti, la realizzazione immediata di un progetto, l’esecuzione subitanea di un ordine, l’esaudimento di un desiderio in tempi brevissimi: alla fine tutto questo rischia di rovinarci la vita. E qualche volta pretendiamo che anche Dio si sbrighi nell’accontentarci! Forse abbiamo perso la capacità di essere costanti per lungo tempo, tenaci, con quella caparbietà che riesce a far dosare gli sforzi, così da percorrere lunghissime distanze. Siamo più portati a correre i cento metri piuttosto che la maratona. Chissà, forse abbiamo la percezione inconscia della brevità di questa nostra vita terrena, sentiamo che il tempo ci sfugge tra le dita, siamo consapevoli di avvicinarci, nostro malgrado,...

Umiltà

Posted by : | On : 18-01-2014 | Comments (0)
“Humus”, “homo”, “humilitas”: la sequenza di queste tre parole latine ci fa capire che la virtù più tipica dell’uomo dovrebbe essere l’umiltà, perché è la più conforme al suo essere fatto di terra.  Spesso confondiamo questa virtù con la disistima di sé ( reale o presunta), tipica di chi non riconosce le proprie  capacità e potenzialità e sembra trovare soddisfazione solo nel disprezzo di sé stesso. E tuttavia quando questa disistima è falsa possiamo parlare di “umiltà pelosa” (così la definiva il nostro Padre spirituale in Seminario), cioè superbia travestita. Infatti come l’adolescente (e se ne incontrano di ogni età!) ha bisogno assoluto di essere al centro dell’attenzione e per questo può urlare, strepitare, esagerare (dietro a tanti coma etilici c’è proprio questo) oppure piagnucola, sta in disparte, si isola, fa la vittima così il superbo afferma senza pudore la propria (presunta) superiorità (ha sempre ragione, gli altri sono tutti incapaci, lui ha la soluzione per tutto, dal campionato di curling alla politica statunitense) oppure si pone sotto tutti gli altri così da attirarsi i complimenti e le lodi (che segretamente pensa già di meritare) per la modestia e l’umiltà. C’è poi chi, sfiorando la patologia ( e, qualche volta, finendoci) ha reale disistima di sé, al punto da negare  l’evidente presenza di caratteristiche positive nella sua persona, davvero convinto di non averne neppure una. Essere umili, dunque,...

Ricordati che devi morire

Posted by : | On : 11-01-2014 | Comments (0)
Sembrerebbe così ovvia e scontata… E invece la morte non rientra quasi mai tra i nostri programmi futuri, o, almeno, tra quelli su cui ci soffermiamo con piglio decisamente organizzativo e con una qualche compiacenza. Eppure, lo sappiamo benissimo, la morte può arrivare in qualunque momento, può sorprenderci nel sonno o ghermirci durante una bella sciata. E non è meno impressionante quella lungamente attesa (e forse anche un po’ invocata), che arriva dopo una lunga sofferenza. La morte lascia sgomenti quelli che restano vivi, creando una paura, un’angoscia che porta ad evitare di pensarci. Pensiamoci, invece! Anche solo per vivere meglio il tempo che abbiamo. Non occorre essere cristiani per arrivarci. Se dobbiamo morire sarà il caso di sfruttare ogni istante della vita che ci è data per… E qui sì entrano la fede, la religione, le filosofie, i valori e i principi che regolano la nostra vita ed ispirano le nostre scelte: come la riempiamo questa vita? Dipende anche da che cosa pensiamo che ci sia “dopo”. Ogni tanto mi piace (e so che è un pensiero segreto di molti) pensare al mio funerale: chi ci sarà? E, soprattutto, che cosa diranno di me? Chissà se sarà anche lì un momento pieno di frasi fatte, di circostanza (le “condoglianze” fatte con voce triste e faccia tirata, possibilmente con occhiali scuri per non far vedere che non si piange), chissà se ci saranno ricordi ufficiali un po’ ipocriti  (si sa che quando si nasce son tutti belli, quando ci...