Astenersi

Di : | Il : 29-11-2014

“L’astensione è la vera vincitrice delle elezioni. Il partito di maggioranza relativa in questo paese è il partito di chi si astiene o vota scheda bianca o nulla. Su questo dobbiamo tutti riflettere”. E’ il commento che fece Bersani alle elezioni regionali del 2010, quando in Emilia Romagna non si recò a votare il 32% degli aventi diritto e in Calabria il 41%. “Chissà quanto ci hanno riflettuto, i nostri fantasmagorici politici, e, soprattutto, chissà quali grandiosi provvedimenti avranno preso per frenare questa tendenza dell’elettorato”, pensa l’uomo della strada, ancora convinto che le persone tutte, persino i politici, conservino in fondo all’anima una dose minima di serietà. Risultato delle riflessioni e dei “provvedimenti”: in Emilia Romagna non è andato a votare, per le regionali del 2014, il 62,3% degli aventi diritto e in Calabria il 56%. Et voilà: il partito di maggioranza relativa è diventato il partito di maggioranza assoluta. Mirabolante! Ma soprattutto mirabolante, perché sincera, la dichiarazione di Renzi: ”2-0 netto. La non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare, ma è secondario”. Certo! Per questi politicanti il fatto che la maggioranza degli elettori non vada a votare è assolutamente secondario. A loro basta che vada a votare un po’ di gente così da potersi spartire le poltrone disponibili. Che differenza fa per il presidente della regione governare con il 16% dei consensi reali piuttosto che con il 90%? L’importante è governare! E il cittadino che cosa deve fare, oltre ad indignarsi? Quali reali possibilità ha di cambiare le cose? In questi anni ho incontrato tante persone dedite alla politica e altre desiderose di entrarvi per poter dare il proprio contributo, generoso e onesto, al buon funzionamento del nostro Paese, a tutti i livelli. Sarebbe profondamente ingiusto qualificare tutti i singoli come incompetenti, incapaci e disonesti, anzi! Posso testimoniare che ci sono tante persone che con sacrificio e abnegazione fanno il proprio dovere verso la collettività. Eppure, quando penso al nostro sistema politico attuale, non posso fare a meno di considerare il concetto di ”struttura di peccato” tanto caro a Giovanni Paolo II, cioè un sistema dove il peccato (sia esso la corruzione piuttosto che l’abuso di potere piuttosto che l’interesse personale o della propria parte…) la fa da padrone e anche il più onesto rischia di esserne assorbito o comunque risulta impotente nel contrastarlo. In un sistema dove persino i componenti dei consigli di amministrazione di aziende private o semipubbliche o di scuole materne sono nominati dai politicanti che cosa si può pretendere? Se l’erogazione di un finanziamento pubblico dipende da chi hai per amico (senza contravvenire alla legge, per carità!), se i primari ospedalieri devono essere “in quota” a questo o quel partito, per una spartizione ragionata… che cosa si può pretendere? Forse si potrebbe pretendere almeno una efficienza ed una serietà amministrativa. Ma qui è meglio calare un pietoso velo, perché basterebbe guardare alle famigerate paratie e allo scempio del nostro lungolago per mettersi le mani nei capelli e farsi venire lugubri pensieri sull’utilizzo dei nostri soldi. E allora che fare? E’ una soluzione non andare a votare per lanciare un segnale forte? Ma c’è qualcuno che interpreta ancora come segnale forte qualcosa che viene già definito “una non grande affluenza” e un “elemento secondario”? E andare a votare che cosa cambia in realtà, in un sistema dove non si può neanche scegliere la persona da cui farsi rappresentare? E il voto di protesta? Anche gli esempi recenti hanno dimostrato che i guitti non sono sempre i migliori e che è molto più facile demolire che costruire. Mi auguro che i nostri politicanti si rendano finalmente conto dell’esasperazione di un Paese che non ne può più, che ha bisogno di aria pulita, che fa sempre più fatica a tollerare disonestà e furberie, che non ne può più di parole e vorrebbe vedere qualche fatto. Forse preghiamo troppo poco per i nostri politici. Per questo restano politicanti. Magari se recitassimo tutti una preghiera ogni giorno per loro le cose cambierebbero. Proviamoci.  

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