Libertà?

Di : | Il : 18-01-2015

Ha parlato anche il Papa e quindi potremmo dire che la questione è finita: e poi sono capitate nel frattempo tante altre cose: le dimissioni di Napolitano, la liberazione di Greta e Vanessa. Potrei, quindi, lasciar perdere di riflettere sui fatti di Parigi, anche perché voci ben più autorevoli della mia si sono levate a commentarli, una su tutte quella sempre schietta e autenticamente libera di don Agostino Clerici. Mi limito a qualche pensiero suscitato in me dalla lettura di tanti articoli e dalle prese di posizione di tanti autorevoli intellettuali a altrettanti non autorevoli politici. Si insiste sulla libertà. In una democrazia nulla deve essere vietato. E i reati d’opinione? Proprio l’altro ieri la democraticissima Francia ha arrestato il comico notoriamente antisemita Dieudonné M’bala M’bal per aver pubblicato su facebook la frase “Je suis Charlie Coulibaly”, unendo al nome del giornale francese quello di uno dei tre terroristi e spiegando la cosa in chiave autobiografica, ritenendosi perseguitato e “ucciso” per aver preso numerose volte posizione contro gli Ebrei e lo Stato d’Israele, paragonato da lui al nazismo. Risultato: subito agli arresti domiciliari per apologia di terrorismo. Vive la liberté! O forse la libertà di dileggiare, di insultare, di produrre vignette pornografiche con gli elementi portanti di alcune religioni è solo per alcuni. Ho letto le cose farneticanti scritte da Daniele Luttazzi sul Fatto Quotidiano (che comunque ospitava sulla stessa pagina un intervento di Maurizio Chierici di tono opposto a quello di Luttazzi): “Il vigliacco assassinio dei vignettisti ci obbliga a ricordare che… le convinzioni religiose urtano contro il nostro essere individui razionali del 21° secolo. Che l’uomo sta bene quando non ha bisogno di religioni che lo proteggano dal dubbio e dalla paura. Che il messaggio delle religioni è: se metti in discussione l’amore infinito di Dio finisci dritto all’inferno. Che, da un punto di vista antropologico, non puoi avere una religione senza un nemico. Che la ragione sociale delle religioni è dare ai fedeli un senso di superiorità rispetto a un nemico immaginario… Le religioni sono pericolose. Non puoi correggere un’istituzione quando è una religione… L’odio viene da qualche meandro profondo, ma le religioni gli danno una cornice nobile. Ecco perché sono pericolose. Sono assurde. Ogni religione pensa che le altre siano una superstizione. La satira pensa che TUTTE siano una superstizione.” Non voglio pensare all’opinione che questo sedicente comico ha degli individui che professano un’appartenenza religiosa! Questo è il problema: questi autori sono talmente pieni di sé che non possono guardare con benevolenza chi non la pensa come loro. Al limite possono guardare con commiserazione quei miliardi di persone che ancora si fanno imbrogliare da preti e simili. Da questo complesso di superiorità nasce il desiderio di rieducare tutti gli idioti che si ostinano a credere in Entità superiori (quello della rieducazione è un chiodo fisso di tutti i regimi di destra e di sinistra. Lo fu persino degli adoratori della dea ragione in Francia. Gli abitanti della Vandea ne avrebbero potuto parlare, se fossero rimasti vivi). E comunque chi si ritiene superiore non può che ritenersi depositario di qualunque diritto, ovviamente anche di quello di ferire senza pietà l’altro nelle sue convinzioni più profonde. E’ la violenza che genera altra violenza. E’ la mancanza di rispetto dell’altro che ne genera ancora, moltiplicata, in un crescendo di odio, fino all’omicidio. E allora condanniamo con fermezza l’uso della violenza estrema, che arriva ad uccidere, ma non sottovalutiamo la violenza insita in chi si prende la libertà (ma è ancora libertà o è arbitrio irresponsabile?) di infangare, dileggiare e disprezzare i sentimenti degli altri. Un po’ più di umiltà e di mitezza non guasterebbero. D’altronde qualcuno l’aveva già detto: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime”. E forse è un concetto che potrebbe rendere migliore il mondo. Autori di satira permettendo.

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