Congedo

Di : | Il : 25-07-2015

“Tutto passa, Dio solo resta”. Queste parole di santa Teresa d’Avila dovrebbero accompagnare la vita di ognuno di noi, allenandoci a quei distacchi parziali che ci preparano alla morte, il grande distacco da tutto ciò che è terreno. La nostra esistenza è fatta di segmenti, nei quali incontriamo persone e viviamo situazioni che non c’erano prima e non ci saranno dopo. L’importante è vivere ogni segmento come un dono di Dio, unico e irripetibile, gustandone tutta la bellezza e la positività. Quante volte capita di incontrare persone che si pentono amaramente di aver trascurato una persona o che ne sentono la mancanza perché è morta, ma quando era viva l’hanno sempre trattata male o con sufficienza? E che dire di tutti quelli che si lamentano di tutto quando stanno bene e solo quando sono in un letto di ospedale si rendono conto della loro stupidità e di non aver saputo godere di niente e di quanto sarebbe stato meglio non lamentarsi quando si stava bene? Nella mia vita termina un segmento. La mia esperienza come parroco di san Giuliano si conclude e ne comincia un’altra come parroco di Grandate. “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore”, dice Giobbe. Ed è proprio vero che Dio vuole sempre il nostro bene. Egli ha pensato per noi il meglio. E questa dovrebbe essere la convinzione che accompagna un prete che cambia Parrocchia su richiesta del vescovo e anche la convinzione della Comunità che lo saluta e di quella che lo accoglie. È sempre troppo facile e poco intelligente guardare ai difetti e fermarsi lì. Così come è troppo umano fermarsi ai pregi assolutizzandoli. Tutte le persone e tutte le Comunità hanno virtù e vizi. La fede aiuta a superare la visione puramente terrena per aprire ad un progetto più grande, che è quello di Dio. E proprio perché è più grande non è detto che noi umani ne capiamo subito tutti i dettagli.

E finisce qui anche l’avventura delle “riflessioni”. Qualcuno tirerà un sospiro di sollievo, a qualcuno dispiacerà. Anche questo è nella logica delle cose: non si piace a tutti e non si dispiace a tutti. Chiedo perdono se con questo strumento ho urtato la sensibilità di qualcuno e ringrazio in modo particolare coloro che mi hanno fatto presente di non essere d’accordo con quanto scrivevo, dandomi così modo di chiarire il mio pensiero e anche di riflettere sulla bontà delle mie opinioni. Purtroppo mi resta la convinzione che la schiettezza sia una virtù rara in ambito ecclesiale e che si preferisca il parlare subdolamente alle spalle, magari anche calunniando, piuttosto che affrontare le questioni con i diretti interessati. Pazienza. Vuol dire che nella Chiesa ci sono ancora buoni margini di miglioramento. E questo non ci fa sentire arrivati. Mi affido alla preghiera di tutti: E a tutti assicuro la mia. Buon cammino!  

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