Panchine

Di : | Il : 16-05-2015

Forse esagero e tiro conclusioni indebite pensando che dietro un certo tipo di panchina stia una certa concezione di uomo, però la riflessione mi è venuta quando ho visto sul giornale la foto del progetto di riqualificazione di piazza Volta. Mi hanno colpito, appunto, le panchine. Molto eleganti, con quello stile minimalista, ma tutte senza la possibilità di appoggiare la schiena. “E le persone anziane come faranno?”, mi sono detto. E a questo punto mi è proprio venuto da pensare a quale tipo di uomo abbia in mente chi ha elaborato il progetto. Senza dubbio un uomo che non ha problemi fisici, che non ha bisogno di riposare il corpo stanco, che non ha bisogno di concedersi un momento prolungato di relax. Panchine solo per persone efficienti, giovani, turisti che interrompono per un attimo il loro giro della città e poi via, subito di nuovo in pista. Panchine considerate come i box di un gran premio di formula uno, dove si sosta brevissimamente per un motivo tecnico e non stai certo a parlare di problemi esistenziali con i meccanici. Mi sono chiesto, sicuramente sbagliando, in quale considerazione vengano tenute, nella nostra città, le persone anziane “normali”, quelle che fanno un po’ fatica a camminare, quelle che amano “contarla su” stando comodamente sedute, con la schiena appoggiata (perché a una certa età uno dei piaceri della vita è appoggiare la schiena, altro che le vacanze alle Maldive), quelle che amano leggere il giornale o un libro sedute sulla panchina. Forse c’è in giro un po’ troppo giovanilismo. Con la rottamazione (nelle parole più che nei fatti) renziana, con la carica dei politicanti trentenni e quarantenni si è creata l’idea che tutti quelli che hanno superato i sessant’anni debbano farsi da parte. E quale modo migliore per farglielo capire che escluderli dal vivere comunitario, creando semmai per loro dei circoli chiusi, anticamere dell’ospizio? Ma sì, facciamoli ritrovare a giocare a carte nei luoghi deputati a questo, organizziamogli qualche gita o pellegrinaggio, dove stiano solo tra di loro (al massimo con qualche nipotino). Consumatori: come tutte le altre categorie di persone. Ma che non vengano ad intralciare troppo le magnifiche sorti e progressive di una popolazione giovane (siamo uno dei Paesi più vecchi del mondo!) o giovanilista che non può tollerare la vista di anziani che, anziché fare i podisti o i ciclisti, preferiscono oziare o chiacchierare o leggere spaparanzati su comode panchine. E facciamole scomode, ‘ste panchine! Costringiamoli, ‘sti anziani, a girare per la città nell’affannosa ricerca  di un luogo dove appoggiare la schiena gratis, perché camminare fa bene alla circolazione del sangue! Mi sbaglierò, ma l’attenzione alle persone si vede nelle piccole cose. Anche nelle panchine. E qualche volta fa proprio bene all’anima e al corpo sentirsi importanti per qualcuno, considerati nei propri piccoli bisogni, ricevere gesti e parole di delicata attenzione. Anche nella “riqualificazione” di una piazza.

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