Immagine e realtà

Di : | Il : 22-03-2014

Parto da quanto scritto settimana scorsa riguardo al Papa. La sua immagine pubblica, quella che ci viene continuamente proposta dai mass media, tende a certificare un uomo buono, aperto, accogliente in particolare verso i più deboli, capace di commuoversi, desideroso di “fare pulizia” all’interno della Chiesa e anche con una certa dose di decisionismo. Chissà come sarà il Papa in privato? Chissà se quello che appare di lui corrisponde alla realtà della sua persona? Che cosa potrebbero dire di lui coloro che lo conoscono nell’intimo, al di là del personaggio pubblico? Quali aspetti della sua personalità restano nascosti al grande pubblico? Potrebbero sembrare domande oziose e dalle risposte ovvie. Non c’è bisogno di dottorati in psicologia per sapere che ognuno di noi possiede una personalità complessa. Talmente complessa che, a volte, si arriva alla patologia. C’è un libro interessantissimo, che reputo indispensabile per la formazione di un esorcista, ma anche molto utile per chi svolge un ruolo educativo, soprattutto con i giovani. Ha come titolo “Personalità multiple. Uno studio sui disturbi dissociativi” e ne è autore uno psichiatra, il prof. Miti. In esso si affronta la difficile e misteriosa tematica delle diverse personalità che possono essere contemporaneamente presenti in una persona (da due a cento, secondo alcuni studiosi), raggruppandole in alcune grandi tipologie: il bambino, il protettore, il persecutore, le personalità del sesso opposto, le personalità diaboliche. Rimandando alla lettura del libro (edito da Carocci), mi preme solo sottolineare come la persona è un mistero anche a sé stessa e dentro di noi convivono aspetti spesso opposti tra loro. Questo ci deve rendere molto guardinghi nell’esprimere giudizi, e non solo perché ce l’ha raccomandato Gesù. E’ esperienza comune, per esempio, riservare a colleghi e ad estranei trattamenti diversi da quelli che usiamo verso i nostri cari. Rudolf Höss, il comandante del campo di sterminio di Auschwitz, è riconosciuto da tutti i biografi come ottimo papà, ottimo marito e grande amante degli animali e dell’ambiente naturale. Ognuno di noi, quindi ha in sé aspetti positivi e aspetti negativi.

Ci stiamo avviando, però, verso una strada insidiosa e sdrucciolevole, che potrebbe portare a concludere che non si possono giudicare i comportamenti riprovevoli semplicemente perché la persona non ha avuto solo quelli e, quindi, un marito che tradisce di continuo la moglie può essere visto come un buon marito semplicemente perché porta la moglie in vacanza, le regala mazzi di rose e le scrive poesie d’amore. Purtroppo una delle insidie più terribili che abbiamo oggi è quella di confondere il bene con il male e viceversa. E’ una tentazione molto presente nei giovani, ma che alberga anche in chi ha qualche anno di più. Ci può aiutare il possedere alcuni criteri, che non ci portano a giudicare con interezza una persona nella sua complessità, ma in quel preciso settore nel quale la si vede all’opera. Si tratta dei ruoli che ricopriamo e che richiedono da noi determinate caratteristiche se vogliamo essere definiti “bravi” o “cattivi “ esecutori di quel compito. Quando un papà, una mamma, un avvocato, un falegname, un prete, un marito, una moglie, un figlio possono essere giudicati un buon papà, una buona mamma, un buon avvocato… e quando no? E da questo giudizio si possono intuire i criteri utilizzati per esprimerlo. In tante professioni si parla di “deontologia”, cioè di quali doveri la professione stessa comporta e in base ai quali chi la svolge deve essere giudicato. Sono criteri minimi e certamente integrabili, però sono già qualcosa. A questo punto ritengo opportuno per me un esame di coscienza: sono un buon prete o un cattivo prete? Sono un buon parroco o un cattivo parroco? Sono un buon educatore o un cattivo educatore? Sono un buon predicatore o un cattivo predicatore? Sono un buon organizzatore o un cattivo organizzatore? Sono un buon amministratore o un cattivo amministratore? Sono un buon cristiano o un cattivo cristiano? Sono un buon uomo o un cattivo uomo? A me, prima di tutto, l’ardua sentenza. Poi agli altri, e ognuno mi giudicherà secondo i criteri di cui è in possesso e che, forse, applica innanzitutto a sé stesso. 

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