Forse non tutti sanno che…

Di : | Il : 08-06-2013

Stiamo vivendo un momento difficile, non è una novità. Il lavoro che manca, le famiglie (quelle normali, che non navigavano nell’oro, ma che si barcamenavano dignitosamente) che hanno sempre meno possibilità materiali di “consumare”: tutto questo mette in una situazione psicologica di grande fragilità. Sembra di sentire la mia professoressa di storia al Liceo quando ci spiegava la grande insicurezza psicologica che coinvolse tutta l’Europa a cavallo tra 1400 e 1500: anche allora cause economiche, politiche e spirituali si intrecciavano per creare una profonda inquietudine, un senso di incertezza, una paura di fondo. Il contatto con nuovi popoli, la presenza ciclica e tragica della peste completavano il quadro di un’epoca che stava giungendo alla fine. Mettendo, come sempre, le basi per la nascita di un’altra non necessariamente peggiore. In ogni epoca di transizione sono stati commessi errori da parte di chi aveva le leve del potere, errori che hanno portato lutti e distruzioni, impoverimento e reazioni violente.

Ma la storia ha insegnato qualcosa? L’uomo imparerà mai dal passato? Si ripete spesso, in questi tempi, che gli statisti non guardano alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni. Se questa massima è vera dovremmo concludere di essere stati governati per decenni da un mucchio di non-statisti (lascio a voi un’eventuale altra definizione). Per carità, tutti saranno stati mossi da intenzioni filantropiche, qualcuno anche da intensi sentimenti cristiani, ma non si sono resi conto che il vantaggio di alcuni sarebbe andato a discapito di molti altri. Oggi si resta giustamente impietositi davanti alle notizie di pensionati al minimo (circa 400 euro mensili) che devono andare a mangiare alle mense della Caritas. Oppure si accoglie non certo con grande gioia il blocco di pensioni e stipendi (chissà perché solo di alcune categorie!) e l’innalzamento dell’età pensionabile. Tutte queste cose hanno radici lontane (ma non più di tanto). Infatti non tutti sanno che in Italia ci sono tre persone che, nel pieno rispetto della Legge, percepiscono una pensione di 1733 (millesettecentotrentatre) euro netti al mese, una per un giorno (un giorno!!!) di lavoro (lavoro?!?) e due per ben cinque giorni (cinque giorni!!!) di lavoro (lavoro?!?). So già quello che pensate: “saranno tre parlamentari”. Guarda un po’ che strano: avete indovinato. Sono due ex deputati ed un ex senatore, tutti del Partito Radicale. Luca Boneschi, Piero Craveri e Angelo Pezzana non rubano niente a nessuno e percepiscono la loro meritata pensione grazie a regolamenti e leggi approvati in piena democrazia. Hanno infatti dato le dimissioni da parlamentari uno subito dopo la prima seduta e gli altri due alcuni giorni dopo, applicando la regola dell’alternanza fortemente voluta in quel periodo (siamo negli anni ’80 del secolo scorso) dai vertici del Partito Radicale (quelli che tanto si danno da fare contro gli sprechi pubblici!). E che dire di una bidella che andò in pensione nel lontano 1982 a ben 32 (trentadue!!!) anni, con una cifra che oggi è di 834,93 euro? Anche qui tutto regolare, tutto secondo la legge. Certo, bisognerebbe anche parlare delle megapensioni di chi ha fatto della lotta per i conti pubblici a posto il proprio credo e il senso della propria (disinteressata) azione politica: Giuliano Amato (proprio lui!) percepisce circa mille euro al giorno (al giorno!) perché grazie ad un paio di cavilli si porta a casa una pensione mensile (mensile!) di 22.048 euro come ex professore universitario unita al vitalizio (mi raccomando: non chiamatela pensione perché altrimenti non sarebbe cumulabile con altri redditi, se non in minima parte. Il vitalizio invece può essere cumulato con qualsiasi altro reddito di qualunque entità) di 9.363 euro mensili come ex parlamentare.

Sia ben chiaro: queste cifre sono al lordo delle tasse e tuttavia suscitano lo stesso qualche perplessità, soprattutto riguardo alla coerenza del personaggio. “Il pesce comincia a puzzare dalla testa” recita un proverbio. Coloro che stanno più in alto nella scala sociale, coloro che hanno maggiori responsabilità, coloro che sono considerati personaggi pubblici dovrebbero capire il valore dell’esempio. Dare l’esempio, essere un esempio: è così difficile? Qualche volta viene persino il sospetto che questa cosa addirittura esuli dalla mentalità di tanti. Predicare bene e razzolare male, una volta appannaggio di scribi, farisei, preti e vescovi, oggi sembra essere una caratteristica ben distribuita in tutte le categorie, persino tra i genitori. Ma si sa, non c’è niente di più consolante che guardare i difetti degli altri per riuscire a tollerare i nostri. Come cristiani, però, dovremmo davvero riscoprire quelle parole di Gesù al termine della lavanda dei piedi : “Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io così facciate anche voi”. E teniamo presente che non si possono mai servire due padroni: il denaro, il potere (fosse anche su una sola persona) e il proprio ego sono padroni molto esigenti, ben più di Dio.

P.S. Le notizie riguardo alle pensioni in Italia le potrete trovare nel libro di Mario Giordano “Sanguisughe”, edito da Mondadori nel 2011 (i dati, quindi, andrebbero leggermente aggiornati). Mi permetto di consigliarne caldamente la lettura, ma non a tutti. Infatti chi ha problemi al cuore, al fegato e alle vie biliari rischierebbe di mettere in pericolo la propria salute. 

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