Linee guida/3

Di : | Il : 19-04-2014

Decima stazione: Gesù è spogliato delle vesti. “In Gesù, innocente, denudato e torturato, riconosciamo la dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli. Dio non ha impedito che il suo corpo, spogliato, fosse esposto sulla croce. Lo ha fatto per riscattare ogni abuso, ingiustamente coperto, e dimostrare che Lui, Dio, è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime”.

Parole forti, queste. Il Papa le ha volute a commento della decima stazione della Via crucis al Colosseo, ieri sera, Venerdì santo. Davanti a tutto il mondo e a tutta la Chiesa queste parole dicono una scelta di campo precisa: non si può stare di qua e di là, non si può chiudere gli occhi, facendo finta di non vedere; non si possono turare gli orecchi per far finta di non sentire. Queste parole, fatte proprie dal Papa, sono di un vescovo italiano, mons. Bregantini, arcivescovo di Campobasso, che quest’anno ha ricevuto dal Santo Padre l’incarico di preparare i commenti alle stazioni della Via crucis trasmessa in mondovisione nel giorno della morte di Gesù. Queste parole mi fanno andare avanti in un commento non facile e che può creare sconcerto in qualcuno. Ma sono sicuro che lo sconcerto di qualcuno è ben poca cosa di fronte al dolore acuto e terribile di chi ha vissuto e vive in prima persona certe situazioni. Forse provare ad immedesimarsi anche solo un po’ in questo dolore può diminuire lo sconcerto. Tenendo presente che c’è anche un dolore in più, che è ben evidenziato dal buon mons. Rossetti, già citato nella scorsa riflessione, che dice: “Ha ben poco da guadagnare, e al contrario molto da perdere, chiunque esca allo scoperto accusando di essere stato molestato sessualmente da un sacerdote. Per denunciare è necessario essere coraggiosi e disposti a sopportare il biasimo e lo scherno”. Quanta verità in queste parole!

Ma torniamo alle linee guida dei vescovi italiani: “Il procedimento canonico per gli illeciti in oggetto è autonomo da quello che si svolga per i medesimi illeciti secondo il diritto dello Stato. Di conseguenza il vescovo, da un lato non può far riferimento ad atti o conclusioni definitive o non definitive del procedimento statale onde esimersi da una propria valutazione e/o per far valere presunzioni ai fini del procedimento canonico. Dall’altro lato, anche se non risulti in atto un procedimento penale nel diritto dello Stato (ricomprendendosi in esso anche la fase delle indagini preliminari), dovrà ugualmente procedere senza ritardo secondo quanto previsto dal numero 1 delle presenti linee guida (riportato nella precedente riflessione ndr), ove abbia avuto notizia di possibili abusi, al giudizio di verosimiglianza e, se necessario, all’indagine previa e all’adozione degli opportuni provvedimenti cautelari” (nr. 4).

“Nel caso in cui per gli illeciti in oggetto siano in atto indagini o sia aperto un procedimento penale secondo il diritto dello Stato, risulterà importante la cooperazione del Vescovo con le autorità civili, nell’ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa concordataria e civile” (nr. 5). Quel “risulterà importante” mi lascia francamente un po’ perplesso. L’importanza è forse lasciata alla valutazione del Vescovo, il quale potrebbe anche venir meno ai suoi doveri di cittadino italiano, incorrendo, per esempio, nel reato di “favoreggiamento”? E venendo per questo applaudito ed indicato come esempio da gente come il cardinale Castrillon Hoyos? Non sarebbe invece il caso di mettersi a disposizione dell’Autorità giudiziaria in modo pieno e totale, senza eventuali valutazioni di importanza, fatti salvi i segreti professionali? Le linee guida specificano che “i vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre ed esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ministero (artt. 200 e 256 del Codice di procedura penale; artt. 2, comma 1 e 4, comma 4 dell’Accordo del 18/2/1984 tra la Repubblica italiane e la santa Sede). Eventuali informazioni o atti concernenti un procedimento giudiziario canonico possono essere richiesti dall’autorità giudiziaria dello Stato, ma non possono  costituire oggetto di un ordine di esibizione o di sequestro. Rimane ferma l’inviolabilità dell’archivio segreto del vescovo e devono ritenersi sottratti a ordine di esibizione o a sequestro anche registri e archivi comunque istituiti a norma del Codice di diritto canonico, salva sempre la comunicazione volontaria di singole informazioni” (nr. 5). Non c’è che dire: un bel problema per la coscienza del vescovo. E, a seconda del vescovo, un bel problema anche per la magistratura inquirente.

E infine: “nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico – salvo il dovere di contribuire al bene comune – di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti linee guida… La presentazione della denuncia in sede canonica non comporta né implica in alcun modo la privazione o il diritto di sporgerla innanzi alla competente Autorità giudiziaria civile. Qualora il denunciante dovesse decidere di sporgere denuncia in sede civile, la competente Autorità ecclesiastica, nel rispetto della vigente normativa canonica e civile, provvederà a fornirgli tutto l’aiuto spirituale e psicologico necessario, con ogni premura verso le vittime” (nr. 5). Il “dovere di contribuire al bene comune” comporta dunque una “preferenza per la denuncia” (Come posso lasciare a piede libero un pedofilo? Quanti altri bambini dovranno subire le sue “attenzioni”? Quante famiglie saranno coinvolte da una mia mancata denuncia? Ma posso passar sopra ai genitori, decidendo di denunciare io, senza aver chiesto il loro parere? E se il loro parere è contrario? Tutte domande che il vescovo dovrà porsi e alle quali non sarà facile rispondere. Quasi quasi sarebbe stato meglio l’obbligo di denuncia!). In ogni caso non sarebbe male accogliere la proposta di istituire una commissione in ogni Diocesi per aiutare il vescovo e tutte le persone coinvolte in queste situazioni a prendere le opportune decisioni e poi a gestirne le conseguenze. In Italia solo la Diocesi di Bolzano – Bressanone si è mossa in tal senso. In tutte le altre il deserto. E il problema diventa invece sempre più diffuso e più grave anche da noi, come confermano le cronache degli ultimi giorni.

A nostra consolazione e come segno di speranza (siamo pur sempre a Pasqua!) c’è da dire che la Chiesa cattolica, nelle sue più alte gerarchie, è l’istituzione che più di ogni altra si sta muovendo per combattere al suo interno la piaga dell’ abuso sessuali sui minori. Nonostante tutto la difesa dei più deboli appartiene al nostro DNA . Così come ci è naturale accogliere il peccatore ed aiutarlo a recuperare la sua dignità perduta, anche quando il peccato di cui si è macchiato è terribile.

 

Un po’ di bibliografia, almeno per avere una vaga conoscenza delle situazioni di cui si è parlato.

C. Schinaia, Pedofilia pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del pedofilo, Bollati Boringhieri

M.G. Frawley-O’Dea e V. Goldner, Atti impuri. La piaga dell’abuso sessuale nella Chiesa cattolica, Cortina

G. Cucci e H. Zollner, Chiesa e pedofilia, Ancora

V.L. Gaito, Viaggio nel silenzio, Chiarelettere

A. Camuso, La preda. Le confessioni di una vittima, RX Castelvecchi

F. Pinotti, Olocausto bianco, BUR

D. Scherer, Nessuno ti crederà, San Paolo

E. Bandel, Libera nos a malo, Feltrinelli

C. Meheler, Alla fine resta l’amore, Mondadori

C. Abbate, Golgota. Viaggio segreto tra Chiesa e pedofilia, Piemme

M.R. Parsi, Le mani sui bambini. Storie cliniche di abusi infantili, Mondadori

M.R. Parsi, I quaderni delle bambine, Mondadori

R. O’Grady, Schiavi o bambini?, Ed. Gruppo Abele

N. Bressan, Sulla loro pelle. Il dramma della prostituzione infantile nel mondo, Gabrielli editori

Chiara, Mio figlio e il parroco, Bonfirraro editrice

C.J. Scicluna – H. Zollner – D.J. Ayotte, Verso la guarigione e il rinnovamento. Simposio 2012 della Pontificia Università Gregoriana sugli abusi sessuali su minori, EDB

Benedetto XVI, Lettera pastorale “Ai cattolici d’Irlanda” 19 marzo 2010, EV 26 nr. 1735-1776 

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