Ingenuo: privo di malizia e incapace di supporla anche negli altri; sciocco; privo di malizia, di furberia; privo di artifici, di ricercatezza.
Chissà che cosa intendeva la persona che l’altro giorno mi ha detto che ormai solo gli ingenui si scandalizzano. Siccome la frase l’ho riferita a me stesso mi sono premurato di consultare il vocabolario e ne ho dedotto che la suddetta persona mi colloca nella categoria degli sciocchi. E devo dire di essere contento di farne parte. Se ingenuo significa essere ancora capace di stupirsi, di meravigliarsi del bene e del male, del bello e del brutto, se vuol dire non rimanere indifferenti e provare ancora qualche emozione, positiva o negativa, allora l’ingenuo è colui che ha mantenuto ancora un briciolo di coscienza, che ha conservato un’etica e riesce ancora a distinguere il bene dal male, meravigliandosi dolorosamente perché così tante persone fanno così tanto male. Come non meravigliarsi e non scandalizzarsi del vergognoso scaricabarile di tutti i politici di ogni ordine e grado davanti alle recenti alluvioni? Sembra che il nostro povero Paese sia stato governato negli ultimi decenni da marziani piovuti da un pianeta lontano e non da coloro che sono ancora saldamente al potere, alla faccia di tutte le presunte rottamazioni. Mantenere la capacità di stupirsi è indispensabile per vedere il bello e non darlo per scontato. Chi l’ha detto che Dio debba per forza farci dei regali? E allora perché non sappiamo gustare le cose semplici eppure così...
Anche quest’anno la nostra Parrocchia propone a tutti coloro che si sentono dotati di ingegno, fantasia e abilità manuale il concorso presepi: una bella occasione per mettersi alla prova e realizzare un’originale interpretazione della Natività, ripensando al mistero di Dio che si fa Bambino per venire in mezzo a noi.
Si parte il 30 novembre!
Chi desidera partecipare può ritirare la tavola sulla quale realizzare il presepe domenica 30 novembre dopo la S. Messa delle 10.00. A ciascun partecipante verrà consegnato il regolamento con i termini e le indicazioni da rispettare.
Le realizzazioni vanno consegnate in Parrocchia da sabato 13 a sabato 20 dicembre: nel periodo natalizio, i presepi resteranno esposti in chiesa in modo che tutti possano vederli e votare quello preferito.
Domenica 18 gennaio, Festa di S. Giuliano, ci sarà l’attesa premiazione dei lavori che hanno riscosso il maggior numero di preferenze.
Alcune considerazioni conclusive.
Molti sostengono che in questo Sinodo sia stato importante il metodo, più ancora dei contenuti. Tutti hanno potuto parlare senza schemi precostituiti, tutto è stato reso noto, le diversità di opinione sono emerse chiaramente… Verrebbe da dire: era ora! Nella Chiesa le posizioni diverse costituiscono la base per un dibattito serio e autentico, alla fine del quale il Papa tirerà le somme e prenderà le decisioni, assumendosene tutta intera la responsabilità (ricordate Paolo VI con l’Humanae vitae?). La Chiesa non deve aver paura di far vedere che al suo interno vi sono sottolineature diverse, quasi che queste fossero opera del demonio. Quest’ultimo infatti ama piuttosto agire nel buio, nel silenzio ovattato, mascherato di condiscendenza, con il sorriso falso e untuoso del servilismo, e prospera dove mancano la luce e la trasparenza. E molti ritengono che l’esprimere posizioni critiche sia un venir meno all’obbedienza e alla compattezza di cui la Chiesa deve sempre essere immagine. Basterebbe leggere gli Atti degli Apostoli per rendersi conto di come il dibattito deve essere vivo e anche acceso se vuole condurre a conclusioni serie. Non è nascondendo il proprio pensiero o adeguandolo all’aria che tira in quel momento che si fa il bene della Chiesa. Anche perché spesso i pensieri nascosti ufficialmente continuano a girare sotto forma di pettegolezzo, di calunnia, come un fiume carsico, invisibile in superficie, ma che lavora, scava ed erode in profondità....
Un passo indietro. Il 13 ottobre il card. Erdo, relatore generale del Sinodo, tiene la “relatio post disceptationem” davanti alla stampa di tutto il mondo. In questa Relazione ai nn. 50, 51 e 52 si parla delle persone omosessuali: ”Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Spesso esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro. Le nostre comunità sono in grado di esserlo accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio. La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica, integrando la dimensione sessuale: si presenta quindi come un’importante sfida educativa. La Chiesa peraltro afferma che le unioni tra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna. Non è nemmeno accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender. Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre la Chiesa ha attenzione...
Come ogni anno nel mese di novembre la nostra Diocesi celebra la “Giornata del Settimanale della Diocesi di Como”, il giornale che da oltre 35 anni accompagna la vita della Chiesa comense: un momento importante per far conoscere e riscoprire ai fedeli questo strumento di informazione e riflettere sul senso e l’importanza della comunicazione in ambito ecclesiale.
Tema dell’edizione di quest’anno sarà “Le periferie: Chiesa e comunità in uscita”.
Torno sull’argomento dopo aver letto diversi interventi su organi di stampa “laici” e “cattolici”. Come accennavo la scorsa settimana, mi sembra che in gioco ci sia l’indissolubilità del matrimonio. Mi rifaccio ad alcune cose scritte negli anni da papi e vescovi. Il “Direttorio di pastorale familiare”, della CEI, dice ai numeri 213 e 214: “Sono situazioni (quelle dei divorziati risposati) che pongono un problema grave e indilazionabile alla pastorale della Chiesa, la quale deve professare la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità come condizione e misura di un autentico amore materno anche verso i divorziati risposati. Si riconosca e si riaffermi innanzitutto che “la loro condizione di vita è in contrasto con il Vangelo, che proclama il matrimonio unico e indissolubile: la loro nuova unione non può rompere il vincolo coniugale precedente e si pone in aperta contraddizione con il comandamento di Cristo.” Raccomandando poi un attento discernimento delle diverse situazioni e una vicinanza che neghi sempre l’esclusione o il giudizio temerario, iniziando un dialogo “che potrebbe illuminarli circa la posizione della Chiesa verso di loro, senza ingannarli sulla verità della loro situazione, ma insieme testimoniando una sincera carità fraterna”. Dunque l’indissolubilità del matrimonio è voluta proprio da Gesù ed essa non può essere affermata in teoria e negata nella pratica. Agli assertori di una nuova “disciplina” (che a mio parere servirebbe solo ad aggirare l’ostacolo dell’indissolubilità...