Solitudine

Di : | Il : 28-03-2015

Inizia la settimana santa e i brani di Vangelo che ci vengono proposti nei primi giorni sottolineano la frattura tra Gesù e i discepoli. Oltre alla decisione finale di Giuda, assistiamo ai proclami di fedeltà da parte di Pietro, che Gesù stesso stigmatizza, e soprattutto alla palese incomprensione, da parte di tutti, del messaggio di Gesù. La conseguenza ovvia di tutto questo è il sonno profondo dei discepoli nell’orto degli ulivi e la fuga, con i rinnegamenti. Nel momento supremo Gesù è solo e vive quello che ognuno di noi ha vissuto e magari ha fatto vivere ad altri: l’abbandono da parte delle persone care, l’incomprensione, il tradimento da parte di chi doveva comprendere e custodire. E’ un’esperienza umana dolorosa, ma fondamentale, quella della solitudine imposta, non cercata. Perché spesso è l’unica esperienza che davvero ci permette di incontrare Dio a tu per tu, senza intermediari, senza persone che ci vogliono bene, che ci aiutano, che ci sostengono. Possiamo scoprire in Lui l’unico consolatore, l’unico sostegno, l’unico veramente degno di fiducia. Fino a quando abbiamo appigli umani è difficile riuscire a gustare la presenza di Dio e siamo tentati di confondere il mezzo con il fine, fermandoci alle creature anziché arrivare al Creatore. Solo se abbiamo incontrato Dio sul serio potremo avere un rapporto giusto con tutti coloro che Lui pone sulla nostra strada. E in questo rapporto con gli altri deve sempre avere un po’ di spazio la solitudine umana. Certo, è difficile vivere momenti nei quali si ha la consapevolezza che attorno a noi c’è il vuoto, ma se siamo in compagnia di Dio questo vuoto sarà sempre abitato, vedrà sempre una presenza di salvezza, che è la presenza di Colui che ci ha assicurato di essere con noi fino alla fine del mondo. Niente può separarci dall’Amore di Dio! E’ proprio l’esperienza di Gesù, nell’orto degli ulivi, sulla croce. Ed è un’esperienza terribile e sublime nello stesso tempo, un’esperienza che mette a nudo tutta la nostra debolezza, il nostro bisogno di affetto anche umano, che ci fa sentire poveri, che ci fa soffrire, eppure si apre all’incontro con una realtà più grande, con quel Dio che riempie il nostro essere del Suo Amore e ci rialza dal fango nel quale eravamo caduti. E non possiamo tenere solo per noi tutto questo. Siamo chiamati ad essere comunicatori di questa esperienza, siamo chiamati ad essere coloro che indicano Gesù, che portano a Gesù tutti coloro che sono smarriti di cuore. Senza la pretesa di sostituirci a Gesù, di diventare noi il centro di interesse, senza la tentazione di ritenerci indispensabili. Dobbiamo essere umili discepoli a servizio di uno stupendo progetto di salvezza che coinvolge, in Cristo, tutto il creato. Ben venga la solitudine, quindi. Se è abitata da Dio.

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