Doni di Natale

Di : | Il : 03-01-2015

“Carissimo don Roberto, bello il Natale perché ci si fa sentire dalle persone che non abbiamo più modo di frequentare, ma che sono nei nostri cuori”. Inizia così uno dei biglietti natalizi che ho ricevuto. E questa frase mi ha fatto riflettere su tante cose. Il Natale è proprio un tempo particolare! A Natale ci si ricorda concretamente delle persone, che diventano ancora volti da incontrare, seppure attraverso un bigliettino o un messaggio o una telefonata. Persone lontane, ma che magari ci hanno accompagnato per un tratto della nostra vita, con le quali abbiamo condiviso gioie e dolori. Ed è bello che almeno una volta all’anno dimostriamo a queste persone che siamo ancora vicini a loro. Qualcuno potrebbe dire che è troppo poco, qualche fanatico della coerenza (che spesso è nemica dell’amore!) potrebbe sostenere che se non ci si fa sentire per tutto l’anno è inutile e ipocrita farlo a Natale, qualche cristiano di quelli superimpegnati potrebbe dire che è Natale tutto l’anno e il bene va fatto sempre… Io li lascerei dire e umilmente gioirei del bigliettino, del messaggio, della telefonata. E ringrazierei il Signore Gesù che con la sua nascita permette tanti gesti d’amore in più. E se poi la persona a cui abbiamo inviato gli auguri non risponde (può capitare: gli impegni, le dimenticanze, la pigrizia, il dare per scontato l’amore…) ringraziamo Dio lo stesso, perché ci sta insegnando ad amare in modo totalmente gratuito, senza aspettarci niente in cambio, contenti solo di aver amato. Non è facile amare così. In fondo siamo tutti un po’ egoisti ed egocentrici e ci farebbe piacere essere riamati. Ma tant’è. Dobbiamo allenarci ad amare come Dio ama. Gesù non viene solo per i pastori e i magi, ma anche per Erode e i suoi sgherri, anche per coloro che lo crocifiggeranno. E’ davvero difficile amare così, ma ci proviamo. E anche la mancata risposta ad un bigliettino di Natale può aiutarci, è una grazia in più. In ogni caso ricordarci concretamente di qualcuno ci permette di manifestare anche la nostra gratitudine. Non possiamo sempre mettere l’altro nell’occasione di essere santo. Qualche volta possiamo farlo sentire una persona normale, con il suo bisogno di essere anche amato e non solo di amare, con il piacere di vedere riconosciuti, perché ricordati, i gesti e le parole d’amore seminati negli incontri con le persone. Certo, un po’ cinicamente, il Natale serve anche a fare selezione, cioè a capire quali sono le persone a cui si sta veramente a cuore. Siamo sinceri: una nota umana diffusissima è proprio l’ingratitudine. Siamo spesso ingrati nei confronti di Dio, figurarsi verso gli altri! Rischiamo un po’ tutti di avere la mentalità del “tutto è dovuto” oppure (peggio ancora!) di usare le persone fino a quando ci fanno comodo e poi chi s’è visto s’è visto. Come dice il vecchio Simeone a Maria, Gesù è venuto per rivelare quello che c’è dentro molti cuori. E il Natale spesso smaschera i nostri sentimenti più profondi e, quindi, più veri. Come è difficile essere discepoli di Gesù! O no? Può bastare un augurio natalizio per andare in Paradiso? Forse no, ma è un tassello del grande mosaico dell’amore, piccolo finchè si vuole, ma c’è. E vanno bene anche i biglietti prestampati o i messaggini precostituiti uguali per tutti. Non saranno elegantissimi e non faranno sentire la persona che li riceve unica, ma contribuiranno certamente a farla sentire umile e a non credersi chissà chi: anche questa è una grazia. E poi, comunque, piuttosto che niente è meglio piuttosto.

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