Comunione nelle differenze

Posted by : | On : 23-08-2014 | Comments (0)
Quando uno è stato in Terra Santa non può più essere indifferente ai conflitti. E non parlo solo del conflitto sanguinoso che divide due popoli. Parlo anche dell’altro conflitto, non cruento (salvo il venire alle mani ogni tanto e darsele di santa ragione), che vede protagonisti i cristiani in Palestina: pochi, ma divisi su tutto. Cattolici, ortodossi, armeni e chi più ne ha più ne metta riescono ad offrire uno spettacolo deprimente a chi vorrebbe contemplare la tunica indivisa di Gesù o, almeno, una pacifica e cordiale convivenza nei luoghi più santi della cristianità. Ma è possibile veramente evitare che ci siano conflitti? Anzi, è giusto evitare i conflitti? Non sarebbe come cedere all’omologazione, pretendere che tutti la pensino allo stesso modo, in attesa che arrivi davvero qualcuno che imponga a tutti le proprie idee? Se nessuno ha il coraggio di dissentire tutto diventa estremamente facile per chi gestisce il potere, sia esso politico, economico o ecclesiastico. Sì, perché il potere costituisce una tremenda tentazione: ti fa credere superiore agli altri, detentore  della verità che coincide sempre con quello che pensi tu, gli altri sono declassati a meri esecutori dei tuoi comandi, diventi incapace di ascoltare, elimini il dissenso, perché a te basta essere in tua compagnia. Anche Dio diventa superfluo perché sei tu un dio. Un uomo o una donna di potere deve combattere con tutto questo. La storia biblica ci insegna che proprio per aiutare i potenti...