Non solo aerei

Di : | Il : 02-11-2013

Due milioni di euro. Sarà il costo di un asilo nuovo o la spesa per la ristrutturazione di una scuola che cadeva a pezzi o per la messa in sicurezza dell’alveo di un torrente. O sarà il preventivo di spesa che un Comune ha presentato allo Stato per far fronte alle opere sociali a sostegno di chi ha perso il lavoro e che lo Stato si è affrettato ad approvare, mettendo subito a disposizione la somma richiesta… Niente di tutto questo. Due milioni di euro è il costo di un casco! Avete capito bene: di un casco! Nella fattispecie del casco in dotazione ai piloti del caccia F35; il casco in questione è in realtà un computer molto sofisticato e sulla visiera appaiono tutti i dati e le indicazioni per pilotare l’aereo. Peccato che in caso di vibrazione dell’aereo anche il casco inizia a vibrare, rendendo impossibile al pilota la lettura dei dati sulla visiera. Una persona normale si chiederebbe, a questo punto, quanto costa tutto l’aereo e chi ha fatto un acquisto così azzeccato. La risposta alla prima domanda è: circa 115 (centoquindici) milioni di euro che, moltiplicato per 90, fa 10 miliardi e 350 milioni di euro. La risposta alla seconda domanda è: il governo D’Alema, che ha stipulato il contratto, il governo Berlusconi che l’ha ratificato e il successivo governo Prodi che l’ha perfezionato (!). Ci sono proprio tutti! No, a dire il vero manca il recente governo Monti, che non ha avuto il coraggio di annullare tutto (per le spaventose penali da pagare e poi perché aveva come ministro della difesa l’ammiraglio Di Paola, da sempre accanitissimo sostenitore della necessità di questo acquisto), ma ha ridotto il numero dei costosi bolidi da 120 a 90. A questo dovremmo aggiungere i circa due miliardi di euro annui delle missioni militari in giro per il mondo e i miliardi già spesi e in preventivo per i “nuovi sistemi tecnologici” (missili terra-aria, computerizzazione di tutti i mezzi in dotazione, mini navigatori GPS da spalla, elmetti ipertecnologici con telecamera ad infrarossi, occhiali per la visione notturna e radio, nuovi satelliti militari, droni, ecc.): 2.478.000.000 nel 2012, 3.395.000.000 nel 2013, 3.245.000.000 nel 2014 e 3.081.000.000 nel 2015. Una bella infornata di miliardi, non c’è che dire! E poi vengono a dirci che non ci sono i soldi! Viene il dubbio che abbia ragione il Papa quando sostiene che le guerre si fanno per vendere armi.

Immagino già l’obiezione di molti: ecco il solito pacifista da strapazzo, che non considera i pericoli a cui possiamo essere esposti, con il terrorismo imperante e l’esigenza sacrosanta di difenderci dai nemici che minacciano la prosperità e l’indipendenza della nostra nazione. A me sembra che oggi i nemici più agguerriti dell’Italia stiano all’interno dei suoi confini e qualche volta dentro le più alte Istituzioni: ecco perché forse varrebbe la pena spendere qualche soldino in più per le Forze dell’Ordine, che ormai hanno  “pantere” e “gazzelle” che farebbero la loro bella figura in una mostra di auto d’epoca, e lasciar perdere missioni ed equipaggiamenti che sottraggono soldi a ciò che oggi è più necessario. In qualunque famiglia seria e normale quando non si ha da mangiare si evitano tutte le spese superflue. E quelle militari in questo momento mi sembrano proprio tali, a fronte anche di un previsto ulteriore ridimensionamento numerico delle Forze Armate (anche qui, come in tanti altri settori, l’uomo è sostituito dalla tecnologia. Speriamo solo che i nostri piloti non facciano la fine dei loro colleghi belgi di qualche anno fa, alle prese con l’allora sofisticatissimo caccia F16: nel giro di un paio d’anni quasi tutti vittime di un aereo ipertecnologico che diventava ingovernabile manualmente e che, per questo, precipitava al suolo). Visto come si buttano i nostri soldi ogni tanto vengo preso dalla tentazione dell’obiezione fiscale, praticata qualche anno fa da alcuni sacerdoti della nostra Diocesi. Ma per ora è solo una tentazione.

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