Tu chiamale, se vuoi, riflessioni…

Di : | Il : 15-05-2013

Riflettere. Non è facile, oggi. Per molti la vita è una corsa continua, spesso all’inseguimento di se stessi. Eppure sarebbe così importante fermarsi a pensare, a contemplare. A riflettere, appunto.

In questa pagina, che avrà una frequenza settimanale, vorrei condividere domande, dubbi, pensieri legati all’attualità della società e della Chiesa. Saranno cose “alla buona”, senza troppe pretese intellettualistiche: pensieri da uomo comune, da cristiano comune, da prete comune.

E mi immagino già, a questo punto, l’obiezione di molti: “Allora saranno tutti luoghi comuni!”. E chi l’ha detto che i cosiddetti “luoghi comuni” siano sbagliati? Spesso esprimono in modo efficace e preciso la realtà, perché sono frutto di esperienze consolidate e forse per questo danno fastidio a chi è abituato a pensare e a parlare per “luoghi privati” (della serie “l’unico che la pensa nel modo giusto sono io, insieme a quelli che la pensano come me”).

Sarebbe bello, ogni tanto, partire dal presupposto di non avere in tasca tutta la verità, ma di essere in cammino, con tanti altri, alla ricerca della Verità tutta intera. E poi queste mie riflessioni vorrebbero avere (chissà se ci riuscirò) anche un sorriso benevolmente ironico, che nulla toglie alla drammaticità di molte situazioni, ma aiuta, come va di moda dire in questi giorni, a moderare i toni, a vedere la realtà con occhi diversi. Certo, nel nostro cuore ci deve essere posto per l’indignazione, anche per l’arrabbiatura, se necessario, ma non dimentichiamoci mai di essere, tutti, un impasto non sempre stupendo di acqua pura e di letame.

 

Auguro a me stesso e a voi di non buttare mai il cervello all’ammasso e di saper cogliere le sfumature e la complessità che rendono interessante il nostro vivere.

 

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